Storia

Curiosità storiche
Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006
Bardonecchia e le sue orgini

L’origine del nome “Bardonecchia” potrebbe essere riconducibile alle parole francesi “Bardot” o “Bard” che significano muletto e sella. Il riferimento è legato al commercio effettuato attraverso il trasporto a dorso dei muli tra Bardonecchia e le valli francesi. I finimenti dei muli erano presenti nello stemma dei primi Signori di Bardonecchia e successivamente in quello del Comune. Dall’anno mille il toponimo si è evoluto in Bardisca e poi Bardonesca.

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Bardonecchia ha una storia antica risalente al I secolo, quando faceva parte del regno di re Cozio ed era popolata dai Belaci. Dopo la crisi dell’Impero Romano i Franchi si stabilirono nella zona. Nel IX secolo i Saraceni invasero l’area, finché verso l’anno mille alcuni nobili, tra cui i De Bardonneche, li scacciarono mantenendo il potere fino al 1335 quando furono sottomessi ai Delfini. Nel 1343 Bardonecchia entrò nella Repubblica Des Escartons ottenendo diritti di autogoverno e privilegi fiscali. Nel 1562 durante le guerre di religione i cattolici incendiarono il castello Tur d’Amun, dove si erano rifugiati gli ugonotti. Nel Seicento i De Jouffrey divennero i nuovi signori e nel 1713 con il Trattato di Utrecht Bardonecchia passò al regno dei Savoia.

Nel 1871 con l’apertura del Traforo ferroviario del Frejus ed il collegamento con Torino si interruppe “l’isolamento” di Bardonecchia.
A seguito dell’inasprimento dei rapporti con la Francia nel 1882, Bardonecchia divenne una piazzaforte militare, con edifici convertiti in caserme e nuove fortificazioni. Durante la Prima Guerra Mondiale le fortificazioni furono abbandonate e le risorse furono inviate al fronte austriaco. A partire dalla metà degli anni Trenta, durante la Seconda Guerra Mondiale, la valle di Bardonecchia divenne strategica con il ripristino di postazioni militari e la costruzione di nuove opere, costituendo la più vasta estensione fortificata del Vallo Alpino nelle Alpi Cozie.

Il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 impose pesanti condizioni militari all’Italia con la demolizione delle fortificazioni, la revisione dei confini territoriali e la cessione della Valle Stretta alla Francia.

 

La storia dello sci

Il 20 febbraio 1901 Adolfo Kind, Angelo Benassati e Ubaldo Valbusa effettuano la prima salita con gli sci sul Monte Tabor, segnando il passaggio di Bardonecchia da meta estiva per alpinisti a località turistica invernale. Grazie anche al treno, Bardonecchia diventa una delle mete più ambite delle Alpi occidentali italiane per alpinisti e appassionati di montagna.

​Nel 1908 venne fondato lo Ski Club Bardonecchia, uno tra i più antichi d’Italia, e l’anno successivo grazie allo Ski Club Torino vennero organizzate le prime gare nazionali ed internazionali di salto, fondo e discesa. Le competizioni si svolsero lungo la pista da salto Colomion in località Il Molino che divenne palcoscenico delle straordinarie acrobazie aeree dei due fratelli norvegesi Smith; in ricordo dello spettacolare salto di 43 metri di Harald Smith, record di salto dell’epoca; l’area prese il nome di Campo Smith.

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Gli anni ’30 furono un periodo di grande sviluppo per Bardonecchia: il paese diventò infatti teatro di numerosi eventi e allo stesso tempo si rese necessario costruire numerosi impianti sportivi. Vennero realizzati lo Stadio Littorio per il Ghiaccio (nell’area dove è attualmente situata la piscina comunale) grande pista di pattinaggio su ghiaccio con a lato le tribune; la Slittovia Colomion, slitta con capienza di una quindicina di persone che da Campo Smith portava fino alla località Grange Hyppolites.

Nel secondo dopoguerra ci fu poi una notevole implementazione degli impianti di risalita. Si iniziò nel 1946 con la costruzione della prima seggiovia monoposto realizzata in Italia, impianto che da Grange Hyppolites portava a Punta Colomion e nel 1958 si creò una seconda area sciistica alle pendici del Monte Jafferau con la seggiovia Difensiva-Frejusia. Nel 1965 l’area sciabile andò espandendosi anche verso Melezet, con la realizzazione della Seggiovia Melezet-Grange Chesal. Sempre nello stesso anno, grazie ad una folle idea di Edoardo Allemand e Piero Bosticco, venne creato un centro per lo sci estivo sul ghiacciaio del Sommeiller a 3000 metri di altitudine.

 

 

 

Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006
Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006

Dal 10 al 26 febbraio 2006, Torino ha ospitato i XX Giochi Olimpici Invernali.
Bardonecchia è stata il palcoscenico delle competizioni di snowboard, sia maschili che femminili, nelle discipline olimpiche di half-pipe, snowboard cross e slalom gigante parallelo.

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Il 19 giugno 1999, durante il 109° Congresso del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) tenutosi a Seul, Torino, candidatasi insieme ad altre 5 città, venne scelta come città ospitante dei XX Giochi Olimpici Invernali. Bardonecchia fu designata come sede di gare dello snowboard e ospitò le competizioni, sia maschili che femminili, delle allora discipline olimpiche di half-pipesnowboard cross e slalom gigante parallelo.
Per prepararsi adeguatamente a questo importante evento, a Melezet furono effettuati dei lavori sulle piste da sci 23 e 24, l’half-pipe olimpico fu costruito da zero, mentre l’ex Colonia Medail fu riqualificata e trasformata nel Villaggio Olimpico.
Un anno prima della Cerimonia di Apertura dei Giochi di Torino 2006, il sito di gara di Bardonecchia ospitò, dal 9 all’11 febbraio 2005, i Test Events.

Dal 12 al 23 febbraio 2006Melezet si trasformò nel teatro di alcune tra le più spettacolari competizioni delle Olimpiadi Invernali.
Gli oltre 11.000 spettatori ebbero l’opportunità di assistere integralmente alle competizioni di slalom parallelo e di half-pipe.
Il medagliere delle competizioni svoltesi a Bardonecchia vide un netto predominio statunitense: ben 3 ori su 7 medaglie, subito seguiti dalla Svizzera, anch’essa con 3 ori, ma con sole 4 medaglie totali.

 

Giro d’Italia a Bardonecchia

Bardonecchia ha ospitato 4 tappe del Giro d’Italia, 3 delle quali con uno degli arrivi più spettacolari ed impegnativi dell’intera competizione: la salita ai Bacini dello Jafferau, una vera e propria scalata di 7 km e 250 metri per un dislivello di 654 metri, con pendenza media del 9% e punte fino al 14%.

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Lo Jafferau fa il suo ingresso trionfale nel Giro d’Italia per la prima volta durante la 14esima tappa del 1972, la Savona-Bardonecchia, vinta da Eddy Merckx, considerato il miglior ciclista di tutti i tempi.

Bardonecchia accoglie nuovamente il Giro nel 1984, con l’arrivo della 16esima tappa Alessandria-Bardonecchia, posto lungo viale della Vittoria all’altezza dell’allora Colonia Medail (ora Villaggio Olimpico). Vincitore della tappa fu il norvegese Dag Erik Pedersen.

Dopo ben 41 anni, nel 2013, il Giro fa ritorno sulla salita dello Jafferau con la 14esima tappa Cervere-Bardonecchia. Il vincitore è Mauro Santambrogio che, in una giornata caratterizzata dal maltempo, precede Nibali e Betancur.

La 101esima edizione del Giro d’Italia ritorna sulla salita dello Jafferau nel 2018, con la 19esima tappa Venaria-Bardonecchia, vinta da uno straordinario Christopher Froome.  La maglia rosa, indossata fino a quel momento da Simon Yates, passa a Froome che quell’anno non solo vince il Giro d’Italia, ma si aggiudica anche la classifica scalatori.

Giro d’Italia a Bardonecchia
Sviluppo urbanistico di Bardonecchia
Bardonecchia, una città in evoluzione

Fino alla metà del XIX secolo Bardonecchia era un piccolo paese di montagna che viveva di agricoltura ed allevamento di bestiame; tutti gli edifici si trovavano vicino alla Chiesa parrocchiale di Sant’Ippolito nell’area ora denominata Borgo Vecchio.

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Con l’inizio della costruzione del Traforo ferroviario del Frejus nel 1857, fu creato il Borgo Nuovo per ospitare i lavoratori e i dirigenti del cantiere, insieme ai negozi, ai servizi e la scuola. Borgo Vecchio e Borgo Nuovo erano collegati da una via rettilinea che oggi è conosciuta come Via Medail.

L’avvento del collegamento ferroviario con Torino rese Bardonecchia facilmente raggiungibile dalla città; l’aristocrazia e l’alta borghesia piemontesi iniziarono ad interessarsi al paese come località di villeggiatura d’élite e i pionieri dell’alpinismo e dello sci a frequentarla per praticare questi nuovi sport.

Nel primo decennio del Novecento gli ingegneri Mario Capuccio, Andrea Luino e Carlo Angelo Ceresa costituirono la Società Immobiliare Bardonecchia con l’ambizioso progetto di creare, appena sotto al Borgo Vecchio, un nuovo quartiere volto ad ospitare i nuovi villeggianti. L’impianto urbanistico prevedeva una serie di ville e villini con giardino, un Grande Albergo divenuto Kursaal o Gran Salone Divertimenti (Palazzo delle Feste) e viali alberati (viale Capuccio e viale Roma).

Il numero degli alberghi aumentò e quelli storici vennero completamente rinnovati con ambienti raffinati e dotati degli ultimi comfort tanto da ospitare periodicamente, dal 1925 fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, il principe Umberto di Savoia (da qui il toponimo Campo Principe).

Gli anni tra le due guerre portarono a Bardonecchia un rilancio turistico e edilizio, grazie all’inclusione della località tra le stazioni di cura e turismo d’Italia nel 1927.

Gli anni Trenta videro la costruzione di grandi impianti sportivi, quali lo Stadio Littorio per il Ghiaccio nell’area dove è attualmente situata la piscina comunale e la Slittovia Colomion da Campo Smith a Grange Hyppolites, ma anche di grandi viali quali Viale della Vittoria e di edifici quali la Colonia IX Maggio (poi Colonia Medail e ora Villaggio Olimpico).

Dal dopoguerra, Bardonecchia diventò un importante luogo di villeggiatura, con una notevole espansione urbanistica tra il 1950 e il 1975, con circa 300 nuovi immobili (seconde case). Negli anni ’90 le nuove costruzioni adottarono uno stile neo-montagnard utilizzando pietra e legno. Dal 2000 si è avviata la ristrutturazione di molti vecchi edifici nel Borgo Vecchio.