Definito da don Paolo Tonda “Irrinunciabile occasione per eliminare barriere e diffidenze”.
Il primo gruppo di tre giornate dedicate ai festeggiamenti organizzati dalla Civica Amministrazione per celebrare i 150 anni dell’apertura al traffico il 17 settembre 1871 del Traforo ferroviario del Frejus, iniziati venerdì con una affollata conferenza e proseguiti sabato con una partecipata passeggiata evocativa, si sono conclusi domenica 19 settembre nella chiesa e sul sagrato della chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Ippolito Martire.
Don Paolo Tonda, parroco del capoluogo, ha officiato la Santa Messa cantata dal Coro parrocchiale, davanti alle autorità civili, ai rappresentanti dell’Associazione Nazionale Carabinieri (A.N.C.) e a numerosi residenti e villeggianti, da un altare con una riproduzione del portale monumentale del traforo e con il libro dell’archivio parrocchiale contenente i dati anagrafici dei 48 lavoratori deceduti durante i quattordici anni di perforazione del traforo ferroviario che unisce Bardonecchia a Modane, l’Italia all’Europa.
Opera avveniristica per l’epoca che ha cambiato la storia non solo d’Italia, favorendo gli spostamenti delle persone e i commerci internazionali, realizzata grazie ai sacrifici di tanti minatori, scalpellini, muratori, maestranze e di numerosi lavoratori dell’indotto, alcuni giovanissimi, provenienti dai comuni della Valle di Susa, dal canavese e dal biellese, da molte regioni italiane e dalla Polonia.
Il parroco ha ricordato Germain Sommeillier, Sebastiano Grandis, e Severino Grattoni, gli ingegneri che hanno realizzato l’opera, Lorenzo Lantelme, proprietario del terreno particolarmente argilloso utilizzato per realizzare i mattoni e Giuseppe Francesco Mèdail, nato a Bardonecchia, commissario alle dogane a Susa, primo ideatore del progetto del traforo, morto improvvisamente nel 1844 prima di vederlo realizzato.
Bardonecchiese doc, contemporaneo di don Giuseppe Maria Vachet, geniale e lungimirante parroco per quarant’anni di Bardonecchia tragicamente scomparso a 74 anni nel 1872, che per primo appoggiò l’ideatore del progetto, a cui si devono l’edificazione della chiesa monumentale parrocchiale terminata nel 1832 e le varie opere volte a riunire con la lunga via l’antico borgo al nuovo che stava sorgendo attorno al cantiere del traforo del Frejus, definito: “Storica opera, tutt’ora occasione irrinunciabile per eliminare barriere e diffidenze”.
La tre giorni dei primi festeggiamenti si è conclusa sulle note del Cit Brass Quintet, complesso strumentale formato da giovani talentuosi strumentisti del conservatorio musicale di Torino, che al termine della funzione religiosa hanno tenuto un breve, apprezzato e piacevole intrattenimento sul sagrato della chiesa parrocchiale.