Il Traforo Ferroviario del Frejus, che collega Modane a Bardonecchia passando sotto il Colle del Frejus, è un’opera ingegneristica di portata storica e, per l’epoca, all’avanguardia a livello mondiale. La sua funzione non era solamente quella di unire le due cittadine di confine collegando Francia ed Italia, ma anche quella di mettere in comunicazione l’Europa e l’Oriente, contribuendo a modificare l’intero asse dei trasporti e dei commerci.
L’idea del traforo fu di un funzionario doganale nativo di Bardonecchia, Giuseppe Francesco Medail, che progettò un traforo ferroviario tra Bardonecchia e Modane, così da consentire l’attraversamento della catena alpina. I primi due progetti presentati nel 1832 e 1840 non ebbero alcun esito e l’anno successivo, dopo la pubblicazione del Project de percement des Alpes entre Bardonnèche et Modane, sotto l’impulso dello statista di Oulx Luigi Des Ambrois, fu istituita la commissione governativa composta dall’ingegnere belga Henri Maus e dal geologo Angelo Sismonda per valutare la fattibilità dell’opera.
Fu solo nel 1857 che, grazie all’interessamento di Camillo Benso di Cavour e su proposta del Ministro dei Trasporti Pietro Paleocapa, il Parlamento Subalpino approvò il progetto degli ingegneri Sebastiano Grandis, Severino Grattoni e Germain Sommeiller e gli affidò la direzione dei lavori.
Il 31 agosto del 1857 iniziarono i primi scavi e la costruzione delle infrastrutture necessarie alla realizzazione dell’opera, ma per i primi 4 anni i lavori procedettero molto lentamente. Nel 1861, grazie all’introduzione della perforatrice ad aria compressa progettata dall’ingegnere milanese Giovanni Battista Piatti e perfezionata da Germain Sommeiller, i ritmi di avanzamento dei lavori accelerarono al punto che lo scavo della galleria venne completato il 26 dicembre del 1870. Il tunnel fu quindi ultimato in tredici anni anziché nei venticinque previsti inizialmente.
Inaugurato il 17 settembre 1871 con il viaggio di un convoglio di 20 vetture che trasportarono 400 persone, il Traforo Ferroviario del Frejus fu la prima galleria scavata attraverso l’arco alpino, ragion per cui veniva chiamato il Traforo delle Alpi; inoltre, con i suoi 12.234 metri, rimase il più lungo tunnel ferroviario del mondo fino al giugno del 1882, anno in cui fu aperto quello del Gottardo in Svizzera.
Negli anni a seguire, a protezione del traforo da eventuali attacchi nemici, vennero realizzate diverse opere difensive: all’interno della montagna vennero costruite delle postazioni di tiro, un cannone in grado di colpire i treni in arrivo dalla Francia e gallerie da mina che avrebbero permesso di ostruire il passaggio nel traforo e sul promontorio di fronte all’ingresso del tunnel, sui resti del castello di Bramafam, venne edificato un forte.
Nel 1879 a Torino in Piazza Statuto venne inaugurato un monumento che celebrava l’impresa straordinaria e rendeva omaggio ai suoi ideatori, lavoratori e a tutti coloro che avevano perso la vita nella costruzione dell’opera. In occasione poi del decimo anniversario della costruzione del traforo, il 14 agosto 1881, su iniziativa del Club Alpino Italiano venne dedicato un monumento all’ideatore dell’opera, Giuseppe Francesco Medail a Bardonecchia: al fondo dell’omonima via è infatti collocato uno spezzone di roccia del traforo sovrastato da un’aquila su cui è presente un’effigie dello stesso Medail.
Per Bardonecchia l’impresa della costruzione del Traforo comportò un mutamento straordinario ed una profonda trasformazione urbana. Per ospitare i lavoratori impegnati nel cantiere, circa 2000 persone in estate e 1500 in inverno, fu costruito il cosiddetto Borgo Nuovo, situato in località Pè do Plan, con le case per operai ed impiegati, i magazzini, le strutture di servizio, gli edifici tecnici ed una chiesetta. Il Borgo Vecchio venne collegato a questo nuovo borgo con una strada rettilinea, Le Grand Chemin, che è oggi Via Medail.